La stagione Indoor Percussion già cominciata sembra essere una stagione speciale per il gruppo Indoor Percussion European X: dopo essersi portati a casa la medaglia d’argento della Open Class nel 2015 (finendo dietro ai belgi DrumSpirit con un punteggio di 88.17); dopo aver ottenuto ufficialmente l’affiliazione alla celebre Academy X, associazione musicale statunitense del gruppo Indoor Percussion Rhythm X; dopo aver annunciato l’entrata nel loro già validissimo staff di istruttori del calibro di Nico Owen e Garrett Mayfield; e dopo aver reso nota la loro partecipazione al Winter Guard International negli Stati Uniti; un’altra grande notizia si appunta all’occhiello del gruppo olandese.
Francesco Ferrini, Percussion Caption Head di Brianza (Italy), ha passato con successo il processo di audizione ed è membro ufficiale della loro snareline. Abbiamo quindi chiesto a Francesco di raccontarci qualcosa di lui, della sua esperienza passata in questo mondo, delle audizioni e dei suoi progetti per il futuro.
Nicola Esposito (N): Ciao Francesco, innanzitutto congratulazioni per il posto che hai meritato nella snareline degli European X! Adesso che hai rotto il ghiaccio delle audizioni sei in ballo: pronto? Carico?
Francesco Ferrini (F): Ciao Nick e grazie! Assolutamente sì, pronto e carico per questa stagione che sarà fantastica ne sono sicuro
N: Iniziamo dai tuoi primi passi: quando ti sei avvicinato alle percussioni per la prima volta?
F: Allora…mi ricordo la primissima volta che ho preso delle bacchette in mano ero in realtà davvero piccolo (avrò avuto 4‐5 anni) avevo ricevuto in regalo una di quelle mini batterie giocattolo con bacchette in plastica incluse (ahah si davvero!). Il momento in cui mi sono seriamente avvicinato alle percussioni è stato alle medie, durante le lezioni di musica. Ho avuto la fortuna di avere una professoressa davvero incredibile. Era purtroppo non vedente sin dalla nascita, molto in gamba, aveva una passione per la musica che riusciva a trasmettere a chiunque, oltre che essere una pianista fenomenale. Parlo di lei perché a differenza di altri professori lasciava suonare le percussioni a chiunque volesse durante le sue ore (anziché il flauto) la condizione era ovviamente tenere bene il tempo altrimenti si tornava al flauto, eheheh.
N: Parlaci del tuo percorso, dalla scuola alla tua esperienza americana, al tuo ruolo passato di istruttore in Italia.
F: Certo. All’età di 12 anni ho iniziato a prendere lezioni private di batteria e percussioni alla Civica Scuola di Musica, sotto la guida di Emiliano Minervino, batterista Jazz e specializzato in tamburo rudimentale. Aveva studiato a sua volta alla civica scuola di musica di Milano e con batteristi usciti dalla Berklee di Boston. È con lui che ho iniziato a imparare i primi rudimenti ed è grazie a lui che ho continuato. Dai 15 ai 19 anni è stato quando ho iniziato a registrare i primi album, i primi video musicali con diverse band, a suonare su palchi qui a Milano, in Italia, Svizzera, Germania ecc. (anche un mini tour in Asia e partecipato ad un paio di contest di MTV con uno di questi gruppi). Insomma, quelli del Liceo sono stati gli anni più divertenti. Finita la scuola sentivo che la batteria sarebbe diventata la mia professione e ho deciso di specializzarmi. Dopo aver visto diverse scuole decisi di fare domanda al Musicians Institute di Los Angeles perché mi sembrava il più affine ai miei interessi di batterista. L’audizione è andata in modo positivo e sono partito, e posso dire che rifarei la stessa scelta mille volte. Ho passato 3 anni circa al College e 18 mesi di O.P.T. (Optional Practical Training) durante i quali ho lavorato come turnista, ho svolto diversi tour nazionali in nord‐america con due diversi gruppi ed ho vissuto due stagioni in una College Marching Band sotto la guida di Tad Carpenter, dei Santa Clara Vanguard. Le stagioni andavano da metà Agosto a Gennaio: ci si allenava 3 giorni a settimana, per circa 18 ore totali tra sectionals, ensemble e camp, non troppo impegnativa ma molto formativa. L’avventura americana è stata un’esperienza incredibile, la migliore di tutta la mia vita, nonostante gli alti e bassi che, come sempre, fanno parte del quotidiano. Quando cominciai non avevo nemmeno i soldi per la casa, e fui ospite di amici (pensate, dormivo in sala; poi, piano‐piano trovando lavoro nel campo della musica sono riuscito a pagarmi l’affitto di un piccolo appartamento, guadagnando quel poco che bastava, ma facendo quello che amavo fare. È stato fantastico.
N: Sembra proprio la storia della ricerca del sogno Americano! E attualmente, in Italia, di cosa ti occupi?
F: Da quando sono tornato dagli Stati Uniti, nel 2013, mi occupo esclusivamente di musica. Da una parte do lezioni private nel milanese e insegno in diverse scuole per gran parte della settimana; inoltre son parte dello staff tecnico di Brianza, quale Percussion Caption Head e ne sono davvero orgoglioso, sono un gruppo di ragazzi molto motivati; poi continuo a lavorare al mio progetto musicale insieme a due grandi amici musicisti, un insegnante di canto che ha frequentato la mia stessa scuola a Los Angeles e un chitarristacompositore. Nel tempo libero mi alleno.
N: Ora dicci: come hai conosciuto gli European X?
F: Li ho visti per la prima volta al WGI di Almere nel 2014, quando sono andato per partecipare insieme a yMe Indoor Percussion, e da lì siamo rimasti in contatto. Li ho conosciuti personalmente solo quest’anno.
N: Raccontaci delle audizioni: difficili? L’atmosfera era pesante? E i tuoi competitor? Che impressioni hai avuto?
F: Sì, difficili senza dubbio. Ma mi sono preparato davvero bene mettendo tutto quello che potevo in gioco per affrontarle. Avere staff del livello della World Class del DCI intorno a me è stato qualcosa che ha reso l’esperienza ancora più incredibile. Mi ha colpito molto l’attenzione ai dettagli che danno. L’atmosfera non posso dire fosse pesante, tanta pressione di sicuro ma il clima era sereno. Mi hanno fatto sentire già dal primo giorno parte della famiglia nonostante non conoscessi nessuno, e devo ringraziarli per questo. Non è facile quando arrivi da solo e da un altro Paese. Anche questa è un’esperienza che consiglierei a tutti.
N: Come trovi questi primi week end di prove? Nonostante le difficoltà degli spostamenti e i costi a cui vai necessariamente incontro, senti dei benefici nella tua preparazione personale?
F: Questo appena finito è stato il quarto weekend. Le prove sono molto intense. Ma lo sono per tutti i gruppi è normale. Molti degli esercizi sono intesi per isolare determinate tecniche e metterti alla prova fisicamente e mentalmente. In sostanza tutto è incentrato a portarti al tuo limite. Ovviamente lo spirito è sempre quello di farlo divertendosi. Hai detto bene riguardo gli spostamenti: diciamo che è la parte più difficile. Riuscire a dare il 100% in una giornata di prove dopo che ti sei svegliato alle 5.00 per il viaggio non è semplice, ma come per me è così per tanti altri membri. Alcuni guidano per 8‐10 ore ogni volta per arrivare alle prove dalla Germania centrale. Ad ogni modo è un’esperienza che ne vale davvero. Poter suonare con ragazzi che provengono da vari gruppi DCI, come gli Spirit of Atlanta, e altri da gruppi DCE quali Jubal e Starriders (per nominarne solo alcuni), e che portano quindi le loro diverse identità culturali dentro European X non ha prezzo; senza parlare dello staff del calibro di Nico, TGas… è qualcosa di davvero speciale.
N: Che ci puoi dire sul piano dei rapporti umani? Ti sei già fatto qualche nuovo amico o la loro bravura li rende freddi e schizzinosi?
F: ahahah. Si è vero sono freddi, molto seri, poi ci aggiungi che non capisco nemmeno cosa dicono non sapendo l’olandese e nemmeno il tedesco ahhahah ti lascio immaginare i momenti di pausa pranzo/cena ecc. Per fortuna comunichiamo in inglese alle prove altrimenti sarebbe un disastro. Ma comunque quando c’è da scherzare fan morire dal ridere e son pazzi come noi italiani. Ovviamente essendo nuovo nel gruppo devo ancora conoscerli bene.
N: Sono sicuro che prima della fine della stagione sarete tutti amici per la pelle. Ma dicci, cosa ti aspetti da quest’avventura?
F: Ma in realtà sono già sicuro che sarà una stagione unica anche se molto difficile, ci saranno tanti gruppi forti a competere, e sarà la prima volta in assoluto che European X partecipa alle finali WGI di Dayton; sono orgoglioso di poterne far parte, in quanto Italiano ed Europeo, ma hai detto bene, penso sia importante prenderla come un’avventura, senza troppe aspettative. Per me è già un traguardo riuscire ad essere in questa fantastica Snareline. Mi aspetto di crescere ovviamente, e poi di condividere tutto quello che ho imparato con i miei allievi e amici appassionati, alla fine si tratta sempre di questo: imparare, condividere e far crescere il movimento.
N: Consiglieresti ad altri italiani di provare un’esperienza del genere? Se sì, perché?
F: Assolutamente sì! L’idea di European X è di essere appunto “Europeo” quindi anche un po’ italiano, non solo Olandese. Ma in generale lo dico sempre ai miei allievi: “uscite e andate a fare esperienze fuori casa!”. In Italia abbiamo un sacco di percussionisti fortissimi: tanti li conosco, tanti già fanno parte di altri Drum Corps e Marching Band; e tanti altri non membri di gruppi italiani ma che vorrebbero farne parte, pur non sapendo come iniziare. Sarebbe bello vederli all’estero. So che tanti sono legati ai gruppi che li hanno fatti crescere nel nostro territorio, ed è giusto che sia così, bisogna rispettare le scelte di tutti. Comunque la X Academy quest’anno ha strutturato le audizioni in modo che fossero accessibili a chiunque fosse interessato, a prescindere dal livello e soprattutto aperte anche a chi volesse solo partecipare alla clinic, senza per questo dover fare domanda per entrare in European X. Ritengo un’ idea molto bella quella di dare modo a chiunque di suonare insieme a un gruppo di persone cosi talentuose.
N: Ma, sinceramente, secondo te questo tipo di esperienza, di indoor percussion o –similmente– in DCI, è possibile solo per poche persone con speciali doti naturali, o può essere fatta da tutti? E se sì, cosa serve a un aspirante membro di un gruppo professionistico per diventare tale?
F: Se c’è passione e sincera voglia si può fare tutto. Il duro lavoro che si svolge lentamente nel tempo e la determinazione penso siano la vera chiave che porta a raggiungere il risultato. Quello che serve per iniziare è essere disposti a sacrificare tante cose che vorremmo fare, per dare tempo all’allenamento; e ancora più importante, farlo in modo corretto se si vuole essere competitivi. Poi c’è una parte tecnica, non serve esagerare, ma bisogna anche essere realisti sullo sforzo che richiede quest’attività che è molto diversa da ciò che si fa per esempio in una banda tradizionale. C’è un minimo di attività fisica che è importante non sottovalutare incentrata a sviluppare il corpo per poter almeno sostenere lo strumento in posizione corretta.. Infine, ma non ultimo (anzi), c’è l’aspetto musicale, e anche lì il discorso è molto simile. Un esempio concreto è la richiesta di saper leggere e suonare rudimenti, da semplici a ibridi, in un certo intervallo di velocità etc., e allenare tanto l’ascolto. Ricordiamoci, infine, che nel DCI stiamo parlando della più alta categoria nel suo genere, direi una bugia se rispondessi “sì può essere fatta da tutti a prescindere”. Bisogna tener conto che specialmente in DCI, si compete solitamente con ragazzi che studiano e suonano snare, tenor, bass drums, cymbals ecc. per 8‐10 ore al giorno, in campo e in gruppo, fin dalla prima superiore, cinque giorni a settimana, come da programma. Alcuni partono anche dalle medie o prima ancora, a studiare in questo modo. Questi sono i ragazzi con i quali competi per un posto in una linea. Detto questo, non penso che avere particolari doti sia la “chiave”, certo avere talento aiuta sotto tanti aspetti ma sono sempre convinto che non ci sia limite ai progressi che si possono fare quando c’è l’onesta voglia di raggiungere un risultato e si capisce come migliorare da soli, e se non c’è limite si può arrivare davvero ovunque.
N: Grazie Francesco, e ancora tantissimi auguri per una grande stagione 2016 e tantissimi complimenti per il risultato raggiunto.
F: Grazie mille! Fry.