Susanna Camerlo ci racconta l’esperienza appena vissuta negli Stati Uniti con il 7th Regiment Drum & Bugle Corps
Susanna Camerlo di General Vincent, ha da poco concluso la sua esperienza nel DCI (per il quale vi avevamo dato nota in questo articolo: clicca qui ) che, per chi non è del settore, rappresenta il circuito marching tecnicamente più evoluto al mondo. Il DCI, che sta per Drum Corps International, ogni anno organizza sul territorio americano una kermesse con centinaia di eventi, nel quale i Drum Corps si esibiscono e si confrontano tra di loro. I componenti di questi gruppi, che rispetto a quelli europei sono numericamente molto più consistenti, aprono le porte anche a ragazze e ragazzi provenienti dall’estero, i quali avranno modo di fare una esperienza sia tecnico artistica, vivendo la stagione americana, che culturale e di vita, soggiornando per circa 3 mesi negli USA.
Di seguito trovate, integralmente, l’intervista che Susanna ha rilasciato al giornalino che General Vincent diffonde periodicamente sul proprio territorio, nel quale racconta l’esperienza vissuta con i 7th Regiment, Drum Corps del Connecticut (costa nord est degli stati uniti).
Ed eccola ritornare dopo quasi 3 mesi a spasso per l’America: Susanna torna carica di energia in Italia per mostrarci che cosa ha imparato durante quest’esperienza !
Allora Susy, da dove possiamo cominciare… punto uno… qual è stata la tua prima impressione sull’America appena sbarcata dall’aereo? Ti sentivi spaesata o praticamente a casa? Dove e con chi vivevi?
– Appena uscita dall’aeroporto e percorsa un po’ di strada mi sono stupita del fatto che in qui in America sia tutto più grande! Le strade, le macchine, le case… Non mi sentivo proprio spaesata, ero più che altro sorpresa delle differenze.
E’ normale comunque che ci si trovi un po’ “spiazzati “al primo impatto, ma ora veniamo alla parte che ci interessa di più! Come sai, non tutti sanno esattamente che cosa ti abbia spinto ad abbandonare l’Italia per un cosi lungo periodo. Raccontaci un po’ con chi hai suonato e come si presentava la banda americana che ti ha ospitata.
-Bè, ciò che mi ha spinta ad andare è stata la volontà di realizzare un sogno. Così contattati più Drum Corps per avere più chances, tra le tante risposte positive ho preferito quella dei 7th Regiment. Mi hanno fatto subito una buona impressione, mi sono sembrati organizzati e seri.
E com’è stato suonare nei 7th Regiment? Ti sei trovata a tuo agio? E vero che la musica unisce tutti anche se ci si trova dall’altra parte del mondo?
-Spettacolare! Mi sono trovata subito a mio agio perché mi hanno accolta subito come se ci conoscessimo da tempo! La musica unisce e rafforza i rapporti! Alla fine ci consideravamo una grande famiglia.
Quindi dicci un po’: qual è stata la cosa che ti ha più sconvolto nel suonare in un Drum Corp americano?
-A livello proprio di suono credo sia stato sconvolgente, ma in senso positivo ovviamente, suonare in una sezione di cinquanta elementi tutti ottoni! Una potenza incredibile e omogeneità nel suono. Per quel che riguarda marciare in un Drum Corp invece è stato sconvolgente, per così dire, proprio la differenza del marciare! La tecnica approfondita, la velocità, la durata di uno show…
Come si svolgevano le tue giornate? Facevate molti allenamenti? Immagino siano stati molto più complessi e duri dei nostri!
-Si la maggior parte delle giornate era solo di allenamenti. Nel mese di giugno c’era qualche giorno di relax in cui si stava a casa, ma da luglio… Full immersion e tour! In realtà l’allenamento era strutturato nello stesso modo dei nostri, solo che bisogna estenderlo a molte più ore!
Come immaginavo. Avrai però sicuramente imparato molte cose nuove e straordinarie: ma qual è quella che ti è rimasta più impressa?
-Ho imparato molte cose nuove, esercizi, tecniche, suggerimenti… Mi è rimasto impresso un esercizio non tanto perché fosse straordinario, ma perché ho trovato essere molto utile. Credo proprio che lo proporrò ai nostri allenamenti!
Credo che comunque nonostante tutto il sudore e la fatica ti siano rimasti molti splendidi momenti. Raccontaci qual è stato il momento più bello e che ti rimarrà per sempre nel cuore.
-Domanda molto difficile! Ho passato momenti veramente splendidi con i miei compagni, momenti emozionanti, divertenti, strani… E’ veramente difficile doverne scegliere uno! Sicuramente un momento veramente toccante è stato quando nello stadio di Indanapolis ci siamo messi per l’ultima volta la divisa. Era allo stesso tempo tristissimo e emozionantissimo perché sapevamo cosa stavamo per fare, lo show ai campionati mondiali, ma sapevamo anche che sarebbe stata l’ultima volta che l’avremmo fatto con quelle persone, con quella divisa, con quelle coreografie e con quella musica: con quel gruppo.
Non è IL ricordo più bello che ho, ma è sicuramente uno dei tanti momenti speciali passati coi 7th Regiment.
Sappiamo anche che hai partecipato al DCI. Raccontaci cosa hai provato quando ti trovavi sul campo e le tue sensazioni e impressioni durante questo campionato.
-Proprio quando mi trovavo in campo avevo l’adrenalina a mille ma bisognava rimanere concentrati perché c’era uno show da fare. Le sensazioni che invece mi ricordo bene sono quelle di quando entravo dentro gli stadi. In particolare quando siamo entrati al Gillette Stadium a Foxboro, MA, dove abbiamo presentato per la prima volta lo show e al Lucas Oil Stadium a Indianapolis, IN, dove si sono tenute le finali. Lì ho proprio percepito la sensazione di mancanza di fiato! Si entrava in questi stadi enormi e tu in confronto eri così piccolo! Mancava veramente il fiato.
Come vi siete classificati? E stata anche per te una grande soddisfazione, nonostante tu non abbia partecipato fin dal principio ai vari allenamenti?
-Nella categoria Open Class siamo arrivati al sesto posto, mentre nella categoria World Class siamo arrivati ventiseiesimi. È stata un’immensa soddisfazione! Non ho potuto partecipare dall’inizio per via della scuola, ma ci tenevamo sempre in contatto.
Siamo quasi giunti al termine della nostra intervista: ultima domanda.Ritorneresti in America? Pensi sia stata un’esperienza da ripetere? La consiglieresti a qualcuno?
-Assolutamente si. Spero vivamente di riuscire a ripetere un’esperienza del genere negli anni futuri e la consiglio a tutti coloro che ne hanno la possibilità. Come ce l’ho fatta io ce la può fare chiunque, basta volerlo.
Perfetto siamo giunti alla fine di questo piccolo assaggio su questa straordinaria esperienza. Spero che ti porterai questi momenti speciali nel tuo cuore per tutta la vita e che ci faccia assaggiare un po’ delle cose che hai imparato in questi giorni svelandoci alcuni piccoli “segreti americani”.
Per ora ti salutiamo e ringraziamo per la tua attenzione, ci si vede a Sanbe!