Caroline Harbour è una studentessa di Scrittura Inglese (cioè studia per diventare una scrittrice), ama molto la letteratura, la conversazione, il gelato e viaggiare. Apprezza tutti i tipi di racconti e trova molto affascinante studiare le persone: sostiene che la scrittura diverta e faccia riflettere. Ma Caroline non è solo questo: prima di entrare in università, alle superiori, marciava nella sua marching band scolastica, un’esperienza che l’ha segnata enormemente. Oggi Caroline vuole condividere coi lettori questa esperienza, lasciandoci intuire tra le righe quanto la marching band l’abbia migliorata e quanto sia stata utile nella sua vita. Motivi che valgono anche per tutti noi qui in Italia.
“Alzi la mano chi cammina inconsciamente a tempo con le persone che passeggiano accanto a noi”: a me capita spesso: a scuola, infatti, ero una fanatica di marching band e non lo dico casualmente. Non suonavamo solo per l’halftime delle partite di football o alla parata del 4 luglio per le strade cittadine. Facevamo entrambe le cose, e molto di più, ma per la marching band della mia scuola era tutto una cosa seria. Competevamo a livelli locali, regionali e nazionali, vincendo, un anno, il campionato nazionale, e quando suonavo anch’io, siamo comparsi anche in due parate televisive nazionali.
Per tutte queste performances ci siamo allenati più o meno costantemente. Trascorrevamo ore e ore ogni giorno sullo spiazzo nero del nostro campo (molte marching band si allenano sullo spiazzo dei parcheggi), sia col caldo rovente che col freddo gelido, a seconda dalla stagione, ripetendo i singoli sets più di una volta per renderli impeccabili e perfetti. Ora che non faccio più parte del gruppo da un paio d’anni, è quasi surreale guardare le nostre vecchie performances nazionali e ricordare come gran parte della mia vita sia stata dedicata alla banda. Non suono nella banda del college, e penso di non aver più toccato la mia tromba da quando ho lasciato il gruppo della scuola. Detto ciò, la fanatica che c’è in me non è completamente scomparsa e ancora oggi, ho delle abitudini che ho appreso in quel periodo.
Per esempio, ogni volta che cammino accanto a qualcuno, automaticamente mi accordo al suo passo e siamo perfettamente sincronizzati. Non è una cosa che pianifico e penso, succede e basta. Faccio sempre il primo passo col piede sinistro e a volte mi capita di contare i miei passi, dividendoli in otto. Prima della scuola, avevo una postura così orribile che i miei genitori si lamentavano sempre di me, ma ora ricevo complimenti dalle persone per come sto diritta. Non smetto mai di muovermi. Mai.
Se mentre sono in piedi non faccio qualcosa che richiede il movimento, rimango perfettamente immobile. In particolare quando vado ad un evento formale, o dove bisogna fare una buona impressione, immediatamente assumo la postura tipica della marching band. Ogni volta che guardo uno spettacolo di danza, sono in grado di dire se l’esecutore è fuori di ¼. L’odore della lacca mi provoca nostalgia più di qualsiasi altra cosa, perché mi ricorda le sere passate sul pullman con le altre ragazze a laccare i nostri chignons per farli stare bene sotto il cappello. Se anche tu sei un appassionato o un bandista, probabilmente capirai cosa intendo dire.
Ma la cosa che mi ricordo di più nel mio periodo in banda, è lo spirito di squadra che condividevamo con i ragazzi degli altri gruppi. Erano molte le ore, faticose ed estenuanti, trascorse ad allenarci insieme. Lavoravamo fino a sera tardi, la mattina, verso un unico obiettivo, ed è stata un’esperienza fantastica.
Se sei stato anche solo una volta un fanatico o appassionato di banda, allora lo sarai per tutta la vita.
Articolo di Silvia Ripamonti